Il Tantra è la via dell’unione, dove uno e tutto si fondono in una stessa verità. Ciò che viene considerato in contrapposizione (giorno-notte; maschile-femminil; ecc..) è invece complementare l’uno all’altro, per realizzare il “tutto compiuto” dove la vita è celebrata in ogni sua manifestazione. Accogliendo il pensiero tantrico e sperimentandone la pratica, i diversi livelli umani - mentale, corporeo, energetico e spirituale - si armonizzano in un’unica direzione, partecipano allo stesso progetto dell’anima e rendendo l’esistenza piena e profonda. Nel tantrismo, il corpo è un luogo sacro, esso è il tempio della scintilla divina che ciascun individuo contiene in sé. Attraverso la pratica tantrica, le esperienze del corpo materico sono volte a contattare quel divino, per espandersi in esso e sentirsi una sola cosa con l’energia divina universale. Una dell’esperienze materiche di cui maggiormente si parla nel tantrismo è la sessualità. Quando questa non è più solo impulso fisiologico e biologico, ma permea l’universo emotivo, l’intelletto e la dimensione energetica dell’individuo, può diventare il canale preferenziale di quell’espansione ed essere un “luogo” di pura estasi sacra, dove si trascende la dimensione egoica e si giunge alla consapevolezza dell’amore e dell’unità, unità con se stessi, con l’atro, con l’intero cosmo. Tuttavia è importante precisare che, nel tantrismo, per energia sessuale si intende l’energia vitale e primordiale, ciò che è alla base dell’esistenza stessa, l’essenza profonda dell’anima che crea un canale di connessione tra la terra in cui siamo radicati e il cielo verso cui ci espandiamo. Se è vero che la voce cantata è una perfetta manifestazione di questa essenza, non è difficile attribuirle un traslato metaforico con l’universo della sessualità. "Il movimento e la vibrazione delle corde vocali realizzano qualcosa di così simile alla dilatazione delle grandi e delle piccole labbra attorno al pene durante l’esperienza coitale che si potrebbe concludere che il canto tutto è esperienza sessuale." (A. G. Gucciardo, Voce e Sessualità) Da quale intimità, quale abisso del sé sorge l’inafferrabile voce, che nutrendosi prima di aria da cui il corpo è penetrato, ritorna all’universo colma di “vissuto personale” e di “proprio percepito”, in un fluttuare continuo tra dentro e fuori, tra prendere e dare, in una perpetua comunicazione tra mondo interiore e mondo esterno. Il canto è il primo livello di trascendenza materica, perché, a partire dal corpo che è strumento di creazione della voce, possiamo andare al di là dei nostri limiti fisici ed entrare in altri corpi, dove la voce si dissolve e si armonizza con la “materia sonica universale”. Proprio come per l’aria, non è possibile stabilire a chi appartenga davvero una voce, che, sebbene sorga da una fonte precisa, nel momento stesso della sua emissione, si disperde per sempre nell’ascolto altrui, creando dimensioni di unità. Colui che canta e colui che ascolta, quindi, sono fusi in un’unica esperienza vibratoria, un amplesso sonoro che permea ogni singolo tessuto, che risuona in ogni cavità del corpo, che genera un unico sentito emotivo, che rinnova l’energia. Il canto diventa, così, un atto d’amore, verso gli altri e verso se stessi, perché chi canta è anche colui che per primo gode della propria voce. “La propriocettività che si attiva nella percezione degli organi di godimento è dello stesso tipo che entra in gioco nelle sensazioni degli organi fonatori che il corpo prova durante il canto”. (L. Pigozzi, A nuda voce) La beatitudine del cantare che risuona nei corpi di chi canta e di chi ascolta, mettendoli in vibrazione e facendoli scorrere sull’onda sonora in espansione, può essere un autentico godimento mistico. Ecco quindi che, in questa ottica tantrica, la voce cantata si arricchisce di un valore simbolico e spirituale aggiuntivo e diventa uno strumento tanto più efficacie nel recupero dell’universo sensoriale e propriocettivo.